1996

Quella notte c’era il concerto dei Godspeed You! Black Emperor. Aspettavamo da tanto di vederli. Arrivammo al locale intorno alle 23 ed il concerto iniziò alle 2 di notte. Ce lo aspettavamo perché in quel posto la parola rock voleva dire notte.Ingannammo il tempo a cazzeggiare tra noi e raccontarci quel che ci era successo il giorno prima mentre ci passavamo spensieratamente una canna dietro l’altra.
Consumammo quel rito collettivo ammutoliti da droni elettrici ed invalicabili muri di suono nell’oscurità di una sala invasa dalla bellezza e dalle emozioni che trasmettevano quegli strumenti. A tre quarti del concerto un ragazzo con cappellino e sguardo basso comincia ad aggirarsi fra il pubblico facendo scivolare tra le mani della gente intorno un bigliettino scritto a mano, ne arriva uno anche a me, lo infilo in tasca senza guardare cosa ci fosse scritto, lo sapevo già.
Quella notte era un Mercoledì ed era il giorno in cui si veniva a sapere in che modo avremmo potuto raggiungere il rave party il Sabato dopo. Solitamente era un numero telefonico da chiamare ma delle volte bisognava recarsi ad un cosiddetto “meeting point” che consisteva nell’andare dalla mezzanotte del Sabato in poi ad un angolo di una strada fuori dal centro. Lì avremmo trovato qualcuno ad attenderci che ci avrebbe spiegato dove si sarebbe svolto il rave. C’era scritto proprio questo sul biglietto, l’indirizzo dell’angolo di strada dove il tipo ci avrebbe aspettato.
Al Sabato sera ci si riuniva tutti a casa di G. C’era A la sua ragazza, poi io, F ed R e durante la serata arrivavano J e C e spesso altre persone. Se non c’era un’automobile disponibile si chiamavano un paio di taxi cercando di fare i conti della serva per spendere il minimo indispensabile. Uscimmo intorno all’una di notte dirigendoci dritti al meeting point, vicino al tipo che dava le informazioni c’era una fila di 5 o 6 automobili. Dopo aver capito come trovare la festa ed esserci avviati F proclamò in pompa magna che non avrebbe più assunto droghe naturali ma solo droghe sintetiche ed avrebbe cominciato proprio da quella notte.
Arriviamo al rave dopo un’oretta circa, era stato organizzato in una specie di casale diroccato ma funzionale allo scopo. Luci e suoni psichedelici accompagnati da centinaia di battute al minuto. Passa circa mezz’ora e ci guardiamo ancora intorno. Mi si avvicina F chiedendomi insistentemente di andare da una ragazza che secondo lui vendeva paste di mdma o non so cosa. Gli rispondo che poteva benissimo andarci da solo ma niente, continua a chiedermi di andarci io. Acconsento, mi mette in mano dei soldi, vado dalla tipa e senza pensarci su gliene chiedo una, lei alza la minigonna stretta, microscopica e colorata, mette una mano nelle mutandine e tira fuori un sacchettino trasparente chiuso con uno spago presumibilmente legato ad un assorbente interno.Tira fuori una pasticca e me la porge sorridente mentre io le dò i soldi. Sistema in un lampo il suo sacchettino mentre io mi volto per andar via quando mi sento afferrare la mano, mi volto ancora verso la ragazza, era lei che afferrandomi delicatamente e guardandomi mi sorrideva, le dico no con la testa e vado via. Voleva fare sesso con me ma io quella notte ero con R e le volevo molto bene.
Porto la pasta a F che va via contento perdendosi tra la folla.
Sono le 5 del pomeriggio, cominciamo a svegliarci e parlarci. In casa risuona “100 ways” dei Porno for Pyros. Si torna a vivere e fumare. Solitamente la Domenica sera si va in quel pub irish dove la maggior parte degli avventori sono gli stessi frequentatori del rave, ci si racconta come è andata la notte e come pensiamo che andranno le successive.
Non importava chiedersi per cosa lo avevamo fatto, ma contava farlo ancora una volta.
Molti se ne sono andati, qualcuno non è più tornato.

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