L’immortalità del corpo mortale

Quello che più mi colpisce di Yukio Mishima è il fatto che lui continua a vivere attraverso il suo gesto, quel suicidio rituale chiamato “seppuku” a testimoniare la sua profonda fede nei valori tradizionali della sua terra.
Ha fatto del suo corpo una specie di opera d’arte, di affresco in cui vengono rappresentati tutti gli ideali in cui credeva. Raggiungere l’immortalità attraverso la mortalità del suo corpo, una specie di ossimoro profondamente letterario in cui rivedo molti altri come lui.
Come per esempio il cosiddetto “rivoltoso sconosciuto” ribattezzato anche “tank man” che durante la rivolta di Piazza Tienanmen nel Giugno dell’89 si oppose da solo al passaggio di un plotone di carri armati. Proprio così, lui con una busta della spesa in mano e una giacca nell’altra tentò di fermare un intero plotone di bestioni da guerra.
Il mortale contro gli 8 immortali. Erano definiti gli 8 immortali coloro che all’epoca governavano il paese in rivolta ed avevano potere di vita e di morte su tutti e tutto.
Del destino di quel ragazzo non si sa nulla, potrebbe essere morto o ancora in carcere o libero. Ma qualunque sia col suo gesto ha conquistato l’immortalità e cambiato il mondo attraverso la mortalità del suo corpo.
Jan Palach era un ragazzo di 21 anni che per ribellarsi alla repressione antiriformista che soffocava il suo paese decise di immolarsi dando fuoco al suo corpo….
Lâm Văn Tức un monaco buddhista che per protesta contro l’oppressione della sua religione si immolò a torcia umana, ma la cosa ancor più straordinaria fu che tra le ceneri del suo corpo il cuore fu ritrovato intatto e non intaccato dalle fiamme.
E allora ritornando a Mishima….

“Non importa cadere.
Prima di tutto.
Prima di tutti.
E’ proprio del fior di ciliegio
cadere nobilmente
in una notte di tempesta”

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